Luxury Liner and more…

Quando abbiamo cominciato a suonare country-rock, una quindicina di anni fa, avevamo scelto i nostri modelli inconsapevolmente, in base a quel poco che arrivava da noi in Italia. Non c’era internet, ne’ informazioni a riguardo, si affacciavano i primi satelliti con emittenti americane ma solo pochi ne erano in possesso.
Noi puntammo subito al top, ispirandoci all’inizio alle sonorità di Steve Morse, che in quegli anni ’90 aveva abbandonato le atmosfere di rock-progressivo e fusion e suonava un misto di heavy-metal e southern rock, tra Allman Brothers e glam rock. In seguito, la scelta ricadde su alcuni dischi di Emmylou Harris, che scoprì il nostro bassista in un negozio di dischi nostrano. Di quel periodo ricordo la scoperta di quei dischi come di piccoli tesori. Capisco che molti di voi non siano intenditori di questo genere musicale, ma io trovai “High Country Snows”, pluri-acclamato disco di Dan Fogelberg (e che tuttora ritengo uno tra i migliori dischi di country-bluegrass della mia collezione) in mezzo ai 33 giri di Julio Iglesias! Una specie di perla in mezzo alla spazzatura.
Dopo vari dibattiti, i primi pezzi che scegliemmo di eseguire furono quelli di Emmylou Harris, anche perché la voce del gruppo era femminile. Il problema è che la Harris cantava pezzi dalle sonorità semplici e orecchiabili ma si circondava di musicisti di tutto rispetto. Per noi alle prime armi, quindi, le difficoltà c’erano eccome! Le melodie si basavano di solito su 3 o 4 accordi di base (come nella maggior parte dei pezzi country), ma gli arrangiamenti erano complessi e ben ideati. Accadeva per esempio di suonare un semplice accordo di do, ma magari la tonica era suonata da un banjo, la terza da un basso e la quinta da una chitarra. Noi avevamo solo due chitarre, ma nei pezzi si sentivano anche banjo, mandolino, altre chitarre sovraincise, pedal-steel, fisarmonica, armonica e strumenti non bene identificabili da orecchie profane.
Altra difficoltà erano i suoni. Ad esempio, le chitarre elettriche avevano suoni pulitissimi, ma ottenere quei suoni era impossibile. Solo in seguito scoprii che la maggior parte di quei chitarristi dosava sapientemente chorus, phaser (!), compressore, riverbero e modificava i circuiti dei magneti delle chitarre elettriche per farli suonare in contro fase e avere quel suono così particolare e “schioppettante”.
Amplificammo le prime prove con un microfono attaccato ad un amplificatore da stereo, poi comprammo un mixer con due casse e, con la nostra formazione di fortuna, facemmo la prima registrazione. Uno di quei pezzi, “Luxury Liner” (composta da Gram Parson) oggi lo potete riascoltare sul nostro space . Considerando i mezzi, avevamo raggiunto un buon livello e dal vivo era sicuramente meglio. Io mi cimentai con il micidiale assolo finale di Albert Lee, un compendio di tutte le tecniche country possibili e immaginabili: giochetti con le dita, chicken-pickin’, plettrate veloci, riverbero a ritardo, ecc. Contemporaneamente, sotto la voce, cercavo di creare il suono della pedal steel usando il pedale del volume ed un delay lungo (trucchetti pre-digitali che si utilizzavano negli anni ’60!).
Questo, allora giovane (si parla di quasi 30 anni fa!), Albert Lee faceva parte della “Hot Band”, cioè il complesso che suonava con Emmylou Harris. La Harris proveniva da una tormentata storia d’amore con Gram Parson, considerato il fondatore del country-rock e poi morto a soli 26 anni per problemi di droga. Gram Parson era stato il talent scout di Emmylou Harris e l’aveva voluta come cantante nei suoi lavori da solista.
Quando la Harris decide di intraprendere la carriera solista firma un contratto con la Warner Bros ma precisa che avrebbe accettato di registrare solo se circondata da una “Hot Band”, formata cioè da musicisti di tutto rispetto, nonché profondi conoscitori del genere. Si affiancarono a lei allora il chitarrista James Burton e il pianista Glen Hardin. Gli altri membri erano il batterista John Ware, il chitarrista e compositore Rodney Crowell, il pedal-steeler Hank Devito e il bassita Emory Gordy Jr. In seguito, si unirono il cantante e poli-strumentista Ricky Skaggs (oggi un’icona vivente del bluegrass) e il chitarrista inglese Albert Lee. Per un breve periodo comparve anche Vince Gill, oggi cantante di successo. Con questa formazione esplosiva, la Harris arrivò al successo con gli album Elite Hotel (1975), Luxury Liner (1977) e Quarter Moon in a Ten Cent Town (1978), di chiara matrice country-rock e con bellissime ballate. Ascoltandoli oggi, capisco l’importanza di quei dischi, in cui si miscelava sapientemente il country acustico con il rock’n’roll elettrico, cosa che non si è mai più ripetuta in seguito.
Vari sono gli aneddoti sulla “Hot Band”. Il gruppo suonò insieme per la prima volta in occasione di una festa di compleanno per Emmylou Harris in un ristorante messicano. Apparve per la prima volta in pubblico il 3 aprile 1975 alla Boarding House di San Francisco. James Burton e Glen Hardin, che lavoravano contemporaneamente con Elvis Presley, guidavano notti intere per suonare anche con Emmylou Harris. Albert Lee, che sostituì Burton, incontrò Emmylou Harris per la prima volta nel locale Laguna Bowl nel 1976 e lei lo invitò nel suo gruppo. Lee veniva dall’Inghilterra e aveva deciso di dedicarsi solo alla musica dopo aver abbandonato gli studi. Emmylou Harris racconta di lui che non parlava mai, era timidissimo, arrossiva continuamente e si esprimeva solo a monosillabi e timidi sorrisi. Sulla chitarra era però un mostro di bravura, decenni avanti rispetto agli altri chitarristi e, secondo me, ancora oggi molto più bravo di molti chitarristi moderni. Albert Lee, al contrario di Burton, era anche un bravo chitarrista solista e non soltanto un chitarrista ritmico. James Burton, sfiancato dei continui viaggi e in preda a continui attacchi di influenza, lasciò allora il posto ad Albert Lee, che suonò per la prima volta con la “Hot Band” al Branding Iron nel febbraio 1976. Tutti i componenti della “Hot Band”, dopo il suo scioglimento, intrapresero carriere soliste di successo o continuarono a lavorare some session men con importanti musicisti.
Per accontentare Emmylou Harris ed il suo “capriccio” della “Hot Band”, la Warner si indebitò per 125.000 dollari e minacciò di sciogliere il gruppo, ma i fan si opposero affermando che era denaro ben speso. E in effetti, il denaro fu proprio ben speso perché gruppi come la “hot band” nel country non sono stati più visti ne’ ascoltati… fino al 1996.

the Steels

Lascia un commento